Mancano pochi giorni, il termine scade il 10 febbraio per gli emendamenti del disegno di legge «Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato», presentato nel 2014 dal governo Letta per introdurre finalmente nell’ordinamento italiano il principio del suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile. Misure che sembrano indispensabili alla luce dei risultati registrati dal report annuale del Wwf, frutto dell’iniziativa «RiutilizziAmo l’Italia» che affronta il tema della trasformazione del territorio e il suo consumo in Italia e al quale hanno partecipato quaranta docenti di dodici prestigiosi atenei. Per nulla buono, in sintesi, il quadro fatto dagli accademici. Non solo perché il consumo del suolo nel Paese è quadruplicato negli ultimi 50 anni, ma anche per il ritmo sfrenato con cui avviene: ogni secondo che passa si perdono 10 metri quadrati. Con il valore che raddoppia in Lombardia nel 2014 e i Comuni affacciati sull’Adriatico che perdono ogni anno 10 chilometri di costa.
Allarme
Una situazione, secondo gli esperti, ormai incontenibile che comporta una perdita progressiva e costante delle risorse naturali, rendendo sempre più precario l’equilibrio idrogeologico. «La Penisola», dice Stefano Lenzi, responsabile dell’ufficio relazioni istituzionali di Wwf Italia, «vive in continua emergenza quotidiana. Un fatto molto strano visto che si tratta di una situazione piuttosto ordinaria. E che il mondo accademico più evoluto continua a ragionare su questi temi». Fattori, però , che fino adesso non hanno velocizzato l’attuazione di una normativa nazionale. Anche se i tentativi ci sono stati. «Il disegno di legge», prosegue Lenzi, «introduce finalmente il principio del suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile e lo permette solo dove non esistono alternative nel riuso e nella rigenerazione. Prevedendo, sull’esempio della Germania, un limite a livello nazionale che le Regioni saranno obbligate a recepire nella pianificazione urbanistica locale». Senza dimenticare aiuti di Stato, finanziamenti europei e incentivi fiscali per chi si comporta in maniera virtuosa.
Preoccupazioni
Non mancano, però, le perplessità di fronte ad alcuni contenuti del disegno di legge. Ad esempio, l’esclusione dal divieto di consumo di suolo per gli interventi di trasformazione previsti nei piani urbanistici semplicemente adottati, anziché approvati. «Questa formulazione», prosegue Lenzi, «se mantenuta in questo modo rischia di indebolire pesantemente la portata innovativa della proposta di legge, essendo sufficiente una sola delibera consiliare di adozione del piano, precedente all’entrata in vigore della legge». Un dettaglio che rischia di rendere inefficace gran parte del piano.
La situazione
Attento alla situazione del suolo, a livello mondiale, anche l’Onu che dedica il 2015 proprio a questo argomento. «Il problema del consumo», sottolinea l’esperto del Wwf, «non riguarda soltanto l’Italia, anche se in questo senso siamo abbastanza degli specialisti. Noi, assieme ai Paesi dell’Europa del sud come la Grecia e la Spagna. Nel nostro approccio, poi, spicca oltre alla massiccia urbanizzazione anche la cementificazione dei corsi d’acqua e lo sviluppo di seconde e terze case. Ma anche la mancata definizione e pianificazione del territorio regionale mediante il piano paesaggistico. Che attualmente viene utilizzato soltanto dalla Puglia».
Sos Lombardia
Lo scenario peggiore, secondo il report del Wwf, resta comunque quello lombardo dove l’urbanizzazione, a partire dagli anni Cinquanta, sembra non conoscere tregua. E alla quale, insieme alle infrastrutture, si aggiungono fenomeni come l’inquinamento da traffico, da fabbriche e da capannoni. «Per il Nord», conclude Lenzi, «abbiamo creato il neologismo di Megalopoli Padana. Un luogo in cui, oltre al fenomeno dell’urbanizzazione se ne è diffuso un altro che non ha nemmeno valore di qualità architettonica: la suburbanizzazione. Destinato solo ad amplificare i problemi». Resta solo da sperare nel turbo della legge e che qualcosa cambi.
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