Ambiente

Le foreste al limite

Un mare di plastica

Una trivella e due nuovi pozzi per Ancona

Le foreste al limite

A trent'anni dal primo tentativo di salvataggio promosso dalla FAO, le aree tropicali subiscono ancora la deforestazione, a causa dell'agricoltura e dell'allevamento intensivi e delle piantagioni di palma da olio.

Un mare mediterraneo di plastica

Caldo, denso e con un solo sbocco: il Mediterraneo è la trappola per almeno 1.000 tonnellate di microplastiche galleggianti, che ne attentano la biodiversità. In queste settimane, e fino al 21 agosto, l'equipe di Expédition M.E.D.

Una trivella e due nuovi pozzi per Ancona

ISDE Italia e ISDE Sardegna, Associazioni Medici per l’Ambiente, organizzano per domani 28 luglio 2015, il V Workshop Nazionale sulla Salute Globale su “Sardegna Terra Viva/Sardigna Terra Bia”.

Oggi è il World Oceans Day, la Giornata Mondiale Oceani che quest’anno ha per tema “Oceani in salute, Pianeta in salute”, e il Wwf ne approfitta per celebrare il “valore” di questi ecosistemi che, secondo una sua recente ricerca «in termini di beni e servizi valgono almeno 24 mila miliardi di dollari, circa 2.500 miliardi di dollari l’anno. Gli oceani del pianeta si pongono così al settimo posto in una classifica delle dieci maggiori economie mondiali. Un motore economico che deve però essere mantenuto in salute per conservare la sua ricchezza».

“L'Appenino Tosco Emiliano, il Parco del Delta del Po e le Alpi Ledrensi e Judicaria entrano a pieno titolo nella rete mondiale dell'Unesco MAB "Man and Biosfere" . A darne notizia, il sottosegretario al ministero dell’Ambiente Barbara Degani da Parigi, dove si è svolta ieri il 27mo consiglio internazionale di coordinamento del Programma MAB dell’Unesco.

Il sospetto già c’era, visto quanto da anni si racconta sul saccheggio delle terre. Adesso, però, il fenomeno è anche circoscritto dai numeri. E così spalle al muro, finisce l’Unione Europea: ovvero colei che più di tutti trae profitto dal disboscamento illegale delle terre, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Soltanto alle sue spalle si collocano nazioni ampie e popolose come gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. A entrare nei nostri confini in ingenti quantità sono soia, olio di palma, carni bovine e pellame.

Una enorme isola pedonale per i pesci dove al posto delle fioriere, a impedire alle reti a strascico dei pescatori di frodo di distruggere la nursery ittica e la prateria di Posidonia oceanica più vasta del Mediterraneo, ci sono cubi di cemento sea-friendly, ovvero con lo stesso ph del mare, armati di otto uncini ciascuno e posizionati a pettine lungo le coste delle Isole Egadi. Così l’Area marina protetta di Favignana, la più grande (54mila ettari) e meglio gestita d’Europa - come certificato dal ministero dell’Ambiente nel 2013 - blinda le sue coste contro la pesca illegale.

Possiamo immaginare un relitto che se ne vada alla deriva, smarrito nelle vastità dei mari; possiamo anche immaginare il relitto di una petroliera, che se ne vada disperdendo intorno a sé, purtroppo, una lunga, disastrosa scia di carburante, inquinando le acque in maniera drammatica e tale che ci vorranno degli anni, forse dei decenni, perché la natura riesca a “riassorbire”, almeno parzialmente, il danno ecologico così provocato.

Secondo i risultati dello studio “Quantifying the ozone and ultraviolet benefits already achieved by the Montreal Protocol”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori  britannici e olandesi, se negli anni ’80 il Protocollo di Montral non avesse vietato le sostanze chimiche dannose per l’ozono, oggi il buco dell’ozono sopra l’Antartide sarebbe il 40% più grande e che un grande buco simile si sarebbe aperto periodicamente anche sull’Artico e sarebbe stato in grado di influenzare il nord Europa.

Secondo uno studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society of London B- Biological Sciences, le aziende biologiche fungono da rifugio per le piante selvatiche, compensando la perdita di biodiversità che si verifica nelle aziende agricole convenzionali. In fatti i campi intorno alle coltivazioni biologiche ospitano più specie di piante selvatiche e attirano quindi più fauna selvatica.

Ha raggiunto buoni risultati il progetto europeo Life che nella riserva naturale statale Le Cesine, in Puglia, ha incrementato la biodiversità in particolare della zona umida nel cuore dell’oasi Wwf e delle aree agricole circostanti, a seguito dello spostamento del tracciato della statale che tagliava a metà la riserva stessa. Oltre 10 anni dopo la conclusione del progetto, la Commissione Europea ha scelto proprio Le Cesine per un monitoraggio sul posto in corso in questi giorni e verificare i risultati ottenuti.

Le foreste, infatti, svolgono servizi fondamentali: consolidano i versanti, contribuiscono a ricaricare le falde, contrastano l'erosione dei suoli, contribuiscono alla qualità dell'acqua, e, non ultimo forniscono cibo e combustibili. Una volta perduta questa 'cintura di sicurezza' verde le popolazioni colpite dagli eventi estremi diventano più vulnerabili sia ai fenomeni resi sempre più frequenti anche per i cambiamenti climatici, sia ai disastri naturali come tsunami e terremoti.

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