La relazione dell’Istituto superiore di Sanità redatto da Riccardo Crebelli e Luca Lucentini, consulenti tecnici dell’avvocatura dello Stato, descrive in 70 pagine l’inquinamento causato dalla più grande discarica d’Italia che si trova nel cuore del verde Abruzzo. Il percolato rilasciato negli anni nel ventre della terra dalla discarica di Busi ha contaminato le falde acquifere che danno da bere a circa 700 mila persone. Si legge nella relazione dell’ISS:
L’acqua contaminata da sostanze di accertata tossicità è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila consumatori, senza limitazioni d’uso e di controllo anche per fasce a rischio di popolazione, utenze sensibili come scuole e ospedali.
Le analisi sono state svolte su campioni di acqua prelevati nel 2007 e la contaminazione riguarda 25 ettari e la relazione è stata presentata il 30 gennaio 2014. Il documento è entrato così nel fascicolo per il processo Bussi che si sta svolgendo in Corte D’Assise a Chieti e per cui l’Avvocatura dello Stato ha chiesto 1 miliardo di euro di risarcimento per il danno provocato. L’avvocatura dello Stato è la difesa della parte civile, ovvero il ministero per l’Ambiente e per il prossimo 4 aprile è in calendario la requisitoria dei Pm, ovvero Anna Rita Mantini e Giuseppe Belelli. Gli accusati sono attualmente ex dirigenti Montedison.
Il processo il Corte d’Assise è iniziato il 31 gennaio scorso e gli imputati sono 19, per la maggior parte ex dirigenti Montedison che devono rispondere del reato di avvelenamento delle acque e per cui hanno richiesto il rito abbreviato. Sono stati inclusi come parte civile, assieme alle parti già precedentemente nominate anche i Comuni di Popoli, Chieti, Alanno e Spoltore e l’Ato (Ambito territoriale ottimale), il Wwf, Legambiente, Marevivo, Miladonnambiente, Ecoistituto Abruzzo.
Scrivono nella relazione Crebelli e Lucentini:
La serie di azioni poste in essere nel sito industriale e nella mega discarica hanno pregiudicato tutti gli elementi fondamentali che presiedono e garantiscono la sicurezza delle acque, determinando così un pericolo reale e concreto per la salute. Ai consumatori delle acque è anche mancata ogni informazione rispetto ai potenziali rischi per la salute associati al consumo di tali acque e a cui pertanto era preclusa la possibilità di adottare misure specifiche di prevenzione e mitigazione di tali rischi.
La discarica fu scoperta il 13 marzo del 2007 e la Forestale pose sotto sequestro un terreno di 4 ettari di fronte la stazione di Bussi sul Trino. Ma la scoperta agghiacciante arriva un anno dopo quando si scopre che nella discarica sono stati intombati 250 mila tonnellate di rifiuti di vario genere versati fino agli anni ‘90 in questo terreno di proprietà della Montedison. L’acqua delle falde acquifere fu contaminata ben presto e gli amministratori locali sapevano tutto ma decisero di tacere. Tra le ipotesi degli inquirenti è che data l’enorme quantità di rifiuti ritrovata ci siano finiti dentro anche materiali provenienti da altre fabbriche e da altre regioni. La discarica di Bussi però non è isolata, infatti in quell’area ci sono almeno altre 4 discariche: la prima fu usata dal 1963 al 1972 e sorge su un terreno che era di proprietà della “Come iniziative immobiliari” riconducibile a Montedison e è riconosciuta essere la più grande discarica abusiva d’Europa; una seconda e una terza discarica che prendono circa 50 mila mq si trovano più in alto rispetto all’impianto industriale della Montedison e qui ci finifano idrocarburi pesanti e leggeri, mercurio, tetracloroetilene, zinco e piombo; la quarta discarica vicina a queste ultime due misura circa 30 mila mq e qui ci finivano tutti i rifiuti chimici.
Commenti
Aggiungi un commento