Lo scorso novembre l’UNEP (United Nations Environment Programme), il principale organismo internazionale dedicato ai temi dell’ambiente ha pubblicato e diffuso l’annuale rapporto in materia di danni ambientali oggi esistenti a livello mondiale, fornendo, inoltre, un’attenta valutazione dei cosiddetti risk assesment, rischi, cioè, che presto potrebbero tradursi in altrettanti danni, a scapito della salute dell’uomo e dell’ecosistema.
Perché è importante una simile valutazione? Perché, in un contesto di approccio multidisciplinare alle problematiche ambientali, soprattutto l’ambito giuridico-normativo viene coinvolto in maniera stringente, per far si che il maggior numero di Paesi interessati tessano una rete normativa ad hoc, volta a contenere, per quanto possibile, i danni ambientali che affliggono il pianeta e a prevenire quelli potenziali. In altri termini, ci si auspica che i governi interni diano una risposta collettiva e concreta a questa sorta di “appello” delle Nazioni Unite, in nome della salvaguardia della Terra.
Più nel dettaglio, tra i maggiori rischi che pendono come una spada di Damocle sulla già precaria salute dell’ambiente, se ne possono elencare alcuni legati alle “cattive pratiche” che caratterizzano il nostro stile di vita o le nostre abitudini. Ad esempio, l’eccessivo utilizzo di azoto in agricoltura come fertilizzante risulta di forte impatto inquinante sull’aria e su l’acqua ma, un suo ulteriore e massivo impiego, potrebbe, a breve, dispiegare ulteriori effetti negativi, quali l’ipossia (carenza d’ossigeno) per flora e fauna, perdita di biodiversità nell’ecosistema marino e terrestre, inquinamento delle falde, ecc.
Altro fenomeno registrato a causa del dilagante inquinamento riguarda l’estinzione di alcune specie animali (ad es. particolari tipi di predatori naturali) che, oggi, contribuiscono preziosamente all’equilibrio della nostra catena alimentare e dell’ecosistema. La loro graduale scomparsa potrebbe, infatti, comportare la diffusione di epidemie, nella misura in cui altre specie, nocive per l’uomo, potrebbero avere il sopravvento, diffondendo malattie: si pensi, ad esempio, alle zanzare della malaria. Senza contare, poi, che, causa inquinamento, il climate change potrebbe agevolare il diffondersi di malattie prima sconosciute in alcune zone del globo.
E ancora. Un altro grosso rischio che emerge dal rapporto UNEP riguarda la diffusione di detriti di plastica, sparsi sui fondali marini o trasportati dalla corrente. Dato allarmante questo, poiché le UN ritiengono che presto il fenomeno si tradurrà nella sicura contaminazione chimica della catena alimentare, sia quella della fauna marina, sia, ovviamente, della specie umana; il tutto agevolato dalla facile ingestione, da parte degli animali, di quei detriti piccolissimi, di circa 5 mm, già presenti nelle acque e le cui le cui tracce sono state rinvenute anche nei ghiacci dell’Artico. Le conseguenze di ciò al momento del disgelo sono facilmente prevedibili.
Ma ciò che maggiormente preme all’UNEP è azzerare le emissioni dei gas a effetto serra che comportano un riscaldamento del pianeta oltre le soglie di guardia, provocando una reazione a catena di disastri ambientali come ad esempio il prosciugamento delle acque marine, perdita di biodiversità, lo scioglimento dei ghiacci dell’artico, con conseguente estinzione di specie animali (quali gli orsi polari).
Infatti il rapporto UNEP “Emission Gap Report 2014” dedicato proprio alle emissioni di CO2 in atmosfera mira all’ambizioso e urgente obiettivo di azzerare le emissioni entro la seconda metà del secolo e di mantenere costante a +2°C il riscaldamento globale entro la fine del secolo. Dunque, secondo gli studi elaborati dagli esperti, le emissioni dovrebbero raggiungere il picco entro il 2020, poi abbassarsi del 15% fino al 2030, scendere ancora del 50% entro il 2050 e raggiungere la soglia zero (net-zero) entro il 2070.
Ma se una cooperazione efficace e concreta tra i vari Paesi non si instaurerà, se vere sinergie in ambito scientifico, giuridico e politico non verranno a crearsi, i rischi di cui sopra potrebbero diventare la cruda realtà di cui saremo i primi responsabili!
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