Collaborazione e cooperazione sono la base di una visione "di sinistra" della società, ma questi concetti sono in contraddizione con la concezione attuale del mondo, ancora legata ad un'interpretazione meccanicista della natura e dell'evoluzione: la natura è feroce e spietata e la selezione naturale è basata sulla competizione.Le nuove conoscenze scientifiche e la Teoria di Gaia, mostrano invece chiaramente che la competizione non è l'aspetto principale della natura e sviluppano, finalmente, una concezione del mondo collettivista.
L'organizzazione borghese della società è coerente con il modello proposto della concezione del mondo attuale, il Meccanicismo, e per questo risulta vincente. Per la borghesia, il mondo (l'universo), è una macchina che l'umanità, massima espressione dell'evoluzione, ha il compito di utilizzare come meglio crede agendo sugli ingranaggi.In natura, la competizione feroce è la norma e quindi, essendo la vita una lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza, è giustificato anche lo sfruttamento umano e la soppressione dei più deboli.
Il Meccanicismo si deve a Cartesio, risale al 1600 e ha giustificato la caduta degli assolutismi, ma ormai non è più adatto a descrivere il mondo secondo gli attuali dati osservabili, un cambio di paradigma è quindi inevitabile.E' una concezione del mondo che ha cominciato ad entrare in crisi agli inizi del '900 con le teorie di Einstein e della Meccanica Quantistica e che è definitivamente crollata con le nuove Teorie dei Sistemi, del Caos, della Complessità e, infine, con la Teoria di Gaia.
La scienza contemporanea non descrive più il mondo come una "macchina", ma come "sistema complesso" in cui le relazioni fra le varie parti sono inestricabili.Nei sistemi complessi, le caratteristiche osservabili emergono inaspettatamente e non sono prevedibili studiandone separatemente le singole parti (riduzionismo meccanicista). La biologia moderna, "sistemica", non parla più di evoluzione di una specie, ma di "coevoluzione" degli ecosistemi. Ecco quindi che la competizione perde di importanza a favore di una rete di relazioni che è più appropriato definire "collaborative".
In questo secolo il mondo ci è crollato addosso: l'uomo non è il figlio di un dio, non è il fine ultimo dell'evoluzione e non è il padrone né il "timoniere" del mondo. L'uomo è solo una delle moltissime specie che popolano il pianeta. Non è la più importante, non sarà l'ultima. L'umanità non è "circondata" dalla natura, ma è parte integrante di essa. Adesso il nostro riferimento deve essere l'intero sistema.Non possiamo più chiederci cos'è utile per gli uomini, la domanda deve essere: cosa è utile per il sistema. Se il sistema funziona, i vantaggi saranno anche nostri.
Solo rinunciando al ruolo che la borghesia ci ha illuso di avere nel mondo possiamo comprendere meglio la realtà, Questo ora è possibile, disponiamo di una nuova cultura, una cultura che per la prima volta possiamo definire collaborativa e dunque... di sinistra! Lo sviluppo di una cultura sistemica è infatti la condizione per modificare il nostro stile di vita (con conseguente diminuzione dei consumi inutili), per la diffusione di una mentalità di pace e per il rispetto delle altre forme di vita, che attualmente consideriamo solamente risorse di esclusivo valore economico... così come la classe dominante considera tutti noi.