UK, diritti umani violati in crescita dal 2008

A stilare il bilancio tutt’altro che lusinghiero per il Pianeta è la società inglese Maplecroft, specializzata nell’analisi globale dei rischi, ovvero un’attività utile ad indirizzare le politiche dei governi ma, soprattutto, gli investimenti delle società di capitale. Secondo il suo più recente rapporto, Human Rights Risk Atlas 2014, pubblicato pochi giorni fa e analizzato dal quotidiano britannico «The Guardian», dal 2008 ad oggi vi sarebbe stato un aumento senza precedenti delle violazioni dei diritti umani a livello globale, addirittura del 70%. Nel mirino di speculatori e oppressori innanzitutto i diritti dei lavoratori, per la sempre maggior richiesata di manodopera a basso costo, e poi quelli delle comunità rurali e indigene, che subiscono l’accaparramento di terra (land grabbing) e lo spostamento forzato (displacement) da parte di soggetti a caccia delle più svariate risorse naturali.

Proprio l’opinione pubblica britannica sembra tra le più attive e attente sull’argomento, con numerose ong impegnate e una forte pressione, anche di alcuni parlamentari, ad invertire la tendenza degli abusi generalizzati. L’ombrello normativo internazionale all’interno del quale i governi potrebbero agire esiste già, del resto, ed è costituito dai principi guida delle Nazioni unite (UN Guiding Principles on Business and Human Rights – UNGPS), approvati all'unanimità dal Consiglio dei diritti umani nel 2011, e tuttavia reso fragile dall’eccesso di meccanismi volontari connessi all’impegno delle imprese in materia di violazioni.

Tuttavia le rivelazioni scioccantpiombate in Inghilterra l’estate scorsa, da un'inchiesta delo stesso Guardian sulle pratiche di sostanziale schiavitù adottate nel settore della pesca thailandese, settore che rifornisce di gamberi i supermercati del Regno Unito, hanno forse prodotto qualche effetto "anticiclico". Il governo, che già incentiva economicamente le imprese britanniche ad adeguarsi a certi standard, potrebbe ora introdurre e sostenere una regolamentazione che riduca lo squilibrio giuridico tra le vittime di abusi e le potenti società che li commettono. Sarebbe un passo in controtendenza e particolarmente significativo, dal momento che – sottolinea la testata – il "partito del lavoro forzato" può contare sul peso di una stima di profitti prodotti da 150 miliardi di dollari all'anno.

Commenti

Aggiungi un commento

Plain text

  • Nessun tag HTML consentito.
  • Indirizzi web o e-mail vengono trasformati in link automaticamente
  • Linee e paragrafi vanno a capo automaticamente.
CAPTCHA
Dimostraci che non sei una macchina :-)
Image CAPTCHA
Enter the characters shown in the image.