Amazonia, assassinato Eusebio: combatteva la deforestazione

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Amazonia, assassinato Eusebio: combatteva la deforestazione

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Eusébio, uno dei leader degli indigeni Ka’apor dell’Alto Turiaçu, nello stato brasiliano del Maranhão, è stato assassinato. La tribù dei Ka’apor denuncia alle autorità di aver ricevuto minacce dalle imprese responsabili della deforestazione in Amazonia.

Da anni gli indigeni chiedono al governo interventi contro il taglio illegale di alberi, senza risultato, provocando, invece la reazione dell’attività criminale dei deforestatori. Dal 2013, vista la latitanza del governo, i Ka’apor hanno iniziato un monitoraggio indipendente delle foreste, e provato a cacciando le aziende coinvolte nel taglio illegale ma in cambio hanno ottenuto rappresaglie, minacce e persecuzioni.

«I Ka’apor cercano di difendere il loro territorio, ma sono soli, senza sostegno da parte del governo, che dovrebbe impegnarsi, invece, a far rispettare la legge», ha dichiarato Madalena Borges, del Consiglio Missionario Indigeno di Maranhão.

Greenpeace, più volte, ha denunciato che l’industria del legname in Amazzonia è fuori controllo, «quello che incoraggia le imprese a rubare il legname dalle terre indigene - commenta Chiara Campione, campagna foreste di Greenpeace Italia – è il fatto che la refurtiva possa facilmente essere spacciata per prodotto legale e venduta, anche sul mercato internazionale, senza problemi. Questo genera conflitti sociali e talvolta persino omicidi».

La terra indigena dell’Alto Turiaçu, dal 2012 a oggi, ha perso 44mila ettari di foreste, pari all’8 per cento dell’area, ed è la quinta zona indigena più colpita dalla deforestazione in Amazzonia.

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