Il Coordinamento civico per la tutela del territorio e la salute dei cittadini e i Comuni di Zollino, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto e Soleto annunciano ricorso al Consiglio di Stato per bloccare l’avvio dei lavori della nuova discarica sulla falda acquifera
Riparte la “crociata civile” contro l’apertura della seconda discarica sulla falda acquifera di Corigliano d’Otranto (LE), la terra dei pozzi, fonte e cuore dell’approvvigionamento idrico di tutto il territorio salentino. Il Coordinamento civico per la tutela del territorio e la salute dei cittadini, composto da oltre 20 associazioni, e i Comuni di Zollino, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto e Soleto annunciano ricorso al Consiglio di Stato per bloccare l’avvio dei lavori di un’opera pensata quasi dieci anni fa.
Con decreto 48 del 2 agosto 2012, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, in veste di commissario delegato per l’emergenza, ha stabilito l’avvio delle operazioni di bonifica del vecchio sito di stoccaggio e, contestualmente, l’avvio dei lavori per la nuova discarica, sulla stessa falda acquifera, targata Cogeam (al 51% gruppo Marcegaglia). I due siti sono contigui, cavità estreme della stessa sponda. La prima a pochi metri dall’altra.

E’ una vicenda che inquieta, ma che, nel Salento, da qualche tempo, non gode forse della dovuta considerazione. Sarà per il brutto ricordo che l’ultima fase dell’emergenza rifiuti a cavallo tra il 2007 e il 2009, ha lasciato o perché sarebbe il tassello mancante per la chiusura di un ciclo, tuttavia, ancora carente in termini di compostaggio. Di fatto, è di rischio epidemico che si deve parlare. La terra di Corigliano d’Otranto è altamente vulnerabile, ha certificato Cnr già nel 2000. E tra i due cantieri di discarica, alla fine del 2009, furono rintracciati percolato e rifiuti sotterrati. I lavori furono sospesi, prima però che il progetto riprendesse corso, ostruito solo dai ricorsi di chi oggi non si arrende.

A pochi giorni dalla presunta chiusura di un capitolo annoso – lo sblocco dei lavori della strada Regionale 8 con la spinta di tutta la politica -, il nuovo ricorso ripresenta tutti i tratti di un paradosso, soprattutto politico, persistente. «Viviamo nel Paese dove le emergenze si annunciano molti anni prima ma nessuno fa nulla per prevenirle fino a quando non scoppia la bomba», dice il ricercatore epidemiologico Prisco Piscitelli, specialista di Medicina preventiva del Coordinamento, al quale fa rabbia veder la Regione costituirsi parte civile. La legge europea e italiana (testo unico sull’ambiente Dlgs 152/2006) – ricorda Piscitelli – vieta la costruzione di discariche sulla falde acquifera; la Puglia, invece, derogando le autorizza». Contro la nuova discarica non manca l’esposto in Procura, firmato Cittadinanzattiva. La Regione individuò il sito della discarica quando governatore era l’ex ministro Raffaele Fitto. Vendola ha proseguito l’opera, mitigandone l’impatto. La discarica è stata infatti ridotta nell’ampiezza e resa funzionale al solo deposito di materiale biostabilizzato. Già, ma vista la collocazione del sito (“a monte dei pozzi”, spiega il Coordinamento, “e non valle”, come l’AtiCogeam avrebbe indicato), gli studi di parte abilitanti per le autorizzazioni concesse all’Ati Cogeam – come anche il diniego a discutere migliorie al trattamento dei rifiuti nell’impianto di Poggiardo – il rischio appare più che mai vivo.
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