Oltre al colpo di stato: come ci stiamo consegnando alle multinazionali.

Il TTIP, per farla breve, mira a creare un grande mercato unico tra l’Europa e gli Stati Uniti d’America, fatto di regole comuni e di abbattimento delle barriere, tariffarie e non, dove quel “non” significa probabilmente un’ulteriore diminuzione dei diritti dei lavoratori e un’ecatombe di Piccole Medie Imprese italiane, che non potranno più competere con le grandi multinazionali americane (quante sono, già oggi, quelle capaci di innovare?). E tutto per cosa? Per un incremento di appena lo 0,5% del Pil UE, parola di Commissione Europea. Che poi, suvvia, ci azzeccassero qualche volta…

Come interviene, allora, l’ISDS? Semplice: se lo Stato italiano dovesse per esempio fare una legge che tutela gli agricoltori, o i produttori di latte, o i lavoratori, e queste tutele dovessero confliggere con il trattato di libero scambio, le multinazionali che hanno investito in Italia potrebbero immediatamente fare causa allo Stato, ottenendo risarcimenti milionari o miliardari.

Avete letto bene? Significa che non saremo più liberi di votare un programma di governo che vada contro agli interessi delle multinazionali stabiliti nel TTIP. E se lo faremo, dovremo pagare sanzioni elevatissime, che si tradurranno in più tasse e in maggiore debito pubblico, ovvero in uno strangolamento ulteriore dell’economia, in nuove misure di austerità e così via.

Secondo Lori Wallach, direttrice dell’Osservatorio sul commercio globale, “si tratta di un lento colpo di stato, un cavallo di Troia che apre le porte a un attacco devastante alle più elementari leggi e regolamenti nazionali“.

In realtà si tratta di qualcosa di peggio: se il principio stabilito dalla clausola ISDS dovesse passare, si tratta della definitiva capitolazione del principio di sovranità e di autodeterminazione dei popoli di fronte alle delibere dei consigli di amministrazione, composte da uomini d’affari notoriamente privi di scrupoli e governate dalle leggi del business.

Prova ne è che tutti i negoziati vengono condotti a porte chiuse, di nascosto dall’opinione pubblica. E qui a Bruxelles, prima dell’estate, è atteso un round decisivo, a cui non possiamo mancare. Se mi sosterrete, io ci sarò.

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