Sono passati quindici anni da quando i Paesi in via di sviluppo e i Paesi industrializzati decisero di sedersi attorno ad un tavolo per riflettere sui principali problemi che affliggevano il pianeta. Da questo importante incontro ne scaturì un patto, la Dichiarazione del millennio delle Nazioni Unite, approvata il 20 luglio del 2000 da ben 191 Paesi. Sono 8 i punti che caratterizzano questo documento, gli otto obiettivi appunto, da raggiungere entro il 2015: Sradicare la povertà estrema e la fame; Raggiungere l'istruzione primaria universale; Promuovere la parità di genere e l'empowerment delle donne; Ridurre la mortalità infantile; Migliorare la salute delle madri; Combattere l'Aids, la malaria e altre malattie come la Tbc; Garantire la sostenibilità ambientale; Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo.
Dopo quindici anni, fra 7 mesi quegli stessi Paesi si incontreranno a New York per fare il punto della situazione e verificare se gli obiettivi sono stati raggiunti e in caso contrario quali nuovi obiettivi porsi.
Tra gli otto punti, quello della lotta alla fame è sicuramente uno dei più importanti ed è al centro anche della campagna “Una famiglia umana, cibo per tutti! è compito nostro!”. In vista proprio dell’Assemblea dell’Onu, i promotori della Campagna hanno deciso di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema attraverso delle riflessioni.
Per ogni mese che separa dall’importante evento, viene lanciata “una riflessione sui vari aspetti della nostra Campagna; un’azione che renda visibile per tutti la riflessione sul tema, che sia segno di impegno concreto; un’icona biblica collegata alla riflessione e all’azione, per radicare il nostro agire sulla Parola di Dio e nel contempo innalzarlo in una forma di preghiera”.
Per questo mese il tema affrontato è il rapporto tra fame e conflitti, vediamo come:
LA RIFLESSIONE: In molti paesi la fame è legata ai conflitti. Conflitti per ottenere il controllo e lo sfruttamento di risorse naturali. In molti paesi eserciti, bande armate, organizzazioni criminali schiavizzano uomini, donne e bambini nel lavoro delle miniere, per poi vendere i minerali pregiati a imprese che commercializzano i loro prodotti nei mercati ricchi. Si tratta del fenomeno chiamato “minerali dei conflitti” particolarmente diffusa nei territori teatro di “conflitti dimenticati”. Possiamo fermare questa tragedia rendendoci consapevoli come cittadini e consumatori di ciò che acquistiamo. Molti prodotti elettronici, dai cellulari ai computer, sono costruiti con questi minerali. Dobbiamo obbligare le imprese a informarci della provenienza di questi minerali e ad acquistarli se non c’è violenza e sfruttamento di uomini e bambini, per garantire loro una vita e un lavoro dignitoso e quindi il loro diritto al cibo, entrando in una logica di “responsabilità indiretta”, sollecitata anche da Benedetto XVI nella Caritas in Veritate (n.66.).
L’AZIONE: Di fronte al dramma dei minerali dei conflitti il primo passo da fare è informarci. Allertata dai cittadini europei, la Commissione Europea ha suggerito una proposta di legge che mira ad assicurare un acquisto responsabile dei minerali da parte delle imprese quando questi sono estratti da zone in conflitto. Il documento, però, da più parti è considerato insufficiente. Con l’obiettivo di creare una legge più efficace il 9 marzo scorso è stata lanciata una petizione europea, sostenuta anche da un gruppo di vescovi. Firmiamo la petizione, e spingiamo i parlamentari europei a prendere una decisione ambiziosa e giusta.
L’ICONA BIBLICA: Dal Vangelo secondo Matteo 25, 35-36 “… io ho avuto fame e voi mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa, ero nudo e mi avete dato i vestiti, ero malato e siete venuti a curarmi, ero in prigione e siete venuti a trovarmi”. Il giorno del giudizio il re separerà i giusti dai malvagi secondo le loro opere. Opere di giustizia, che siamo chiamati a compiere ogni giorno, consapevoli che il regno di Dio è già qui in mezzo a noi nella misura in cui lo costruiamo con i nostri comportamenti responsabili.
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