A sostenerlo sono anche scienziati ed economisti, come Jeremy Rifkin il quale lancia un messaggio forte e chiaro: per salvarsi, il mondo ha bisogno di una rivoluzione vegetariana. I dati, del resto parlano chiaro. Sulla terra ci sono più di 7 miliardi di persone, ma secondo la FAO solo il 20% può nutrirsi in modo adeguato. Il 26% del Pianeta è invaso dagli allevamenti animali che ogni anno producono oltre 1500 miliardi di tonnellate di deiezioni, responsabili per l'emissione del 18% dei gas serra, mentre l'uso dei veicoli ne produce il 14%.
Le deiezioni totali prodotte dagli allevamenti avicoli ogni anno sono pari a 50 miliardi di tonnellate, 1000 miliardi quelle dei bovini e 550 milioni di tonnellate quelle prodotte dagli altri animali. Gli escrementi prodotti solo negli Usa sono pari a 500 milioni di chili al secondo. Per un totale di oltre 1500 miliardi di tonnellate annue. Inoltre gli animali allevati sono sottoposti a massicce dosi di antibiotici: solo in Europa ogni giorno se ne consumano 5000 chili.
I terreni della foresta amazzonica, strappati al loro naturale splendore selvaggio, sono ormai devastati dalla mano dell'uomo che taglia gli alberi e massacra centinaia di specie animali e vegetali per far diventare quei terreni pascoli per armenti destinati alla produzione di hamburger per Paesi già ipercolesterolici, o comunque campi per produrre foraggi per gli allevamenti. E infatti, l'88% dei terreni disboscati dell'Amazzonia è stato destinato al pascolo, così come il 70% in Panama e Costa Rica, distruggendo il più importante polmone del mondo. E con un drammatico sperpero di risorse: secondo dati FAO, occorrono dai 1.000 a 2.000 litri d'acqua per produrre un chilo di grano, mentre ne servono da 13mila ai 15mila litri – cui si aggiungono oltre 16 chili di foraggio - per ottenere la stessa quantità di proteine animali.
Il taglio delle foreste, inoltre, distrugge la biodiversità, toglie ossigeno, favorisce i fenomeni di desertificazione, aumenta l'emissione di gas prodotti dagli animali allevati in modo intensivo e ne sacrifica la vita a vantaggio di pochi, con un prezzo pagato invece da molti. Dagli uomini, dagli animali e dalla natura tutta.
Ecco perché oggi l'Enpa riafferma che non è più solo la spinta del giusto rispetto degli animali e delle motivazioni dietetico-salutiste ad essere alla base di una scelta “veg” (vegetariana-vegana). Il rispetto per la vita tutta e un mondo più equo passano per una scelta che ormai ci rende cittadini più consapevoli, capaci di valutare che i nostri comportamenti hanno impatti e ripercussioni globali.
Tra le diete vegetariane quella vegana (senza carne, pesce, uova, formaggi e derivati) è considerata molto radicale, ma è anche quella che è espressione di profondo rispetto nei confronti di tutto l'ambiente e della natura. La mucca deve allattare il suo vitello che invece le viene strappato appena nato per produrre carne ed essa deve continuare in modo forzoso e innaturale a riprodurre ancora vitelli da carne e ad offrire sempre più latte per il consumo umano.
Il futuro del Pianeta e la sua sopravvivenza sono legati indissolubilmente al rispetto essenziale di tutti quegli equilibri fatalmente interconnessi tra loro, ad iniziare da ciò che consumiamo, a tavola e non. Decidere di diventare quindi vegetariani e poi vegani non fa bene solo a noi stessi, ma anche agli animali e a tutti quei popoli che, a causa dell'altra parte del mondo che vive nel consumo sfrenato, diventano sempre più poveri e affamati. (22 aprile)
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