Pesticidi: il Glifosato, tra conflitti di interessi e paura per la salute

Categoria: Esteri Tag: Salute

La richiesta arriva dopo gli ultimi studi della IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS, che di recente ha definito il principio attivo come probabile cancerogeno.

Il Glifosato vive un momento particolare nel 2015 proprio perché a Dicembre scadrà l’autorizzazione europea e la Commissione ha già avviato una nuova procedura, che comprende un’analisi dei rischi. Ecco perché il sottosegretario di Stato tedesco presso il ministero dell’Agricoltura, Robert Kloos, ha sgonfiato le speranze di un divieto: «Al momento, ci manca la base giuridica necessaria», ha detto, rinviando ogni scelta alle valutazioni dell’UE.
Tuttavia un’inchiesta del Corporate Europe Observatory ha rilevato che all’interno del panel di scienziati incaricato dell’indagine di sicurezza per conto della Commissione Europea, tre elementi sono a libro paga di BASF e Bayer. Il conflitto di interesse è palese: tra chi decide se un prodotto è tossico per la salute di un intero continente ci sono scienziati alle dipendenze dei produttori.

Il glifosato è il pesticida più utilizzato in tutto il mondo. Viene nebulizzato in particolare sulle grandi coltivazioni di frutta e cereali, ma anche negli orti più piccoli. Il gigante agricolo Monsanto distribuisce il glifosato sotto il nome di Roundup, prodotto cardine di un business multimiliardario. Le vendite annuali della corporation americana l’anno scorso hanno toccato i 5 miliardi di dollari, muovendo un business complessivo da 15.9 miliardi: la maggior parte degli OGM che Monsanto commercia, infatti, sono realizzati appositamente per “funzionare” in tandem con il diserbante. È così che vincola i contadini di tutto il mondo, quando decidono di passare al biotech sperando di aumentare le rese e i guadagni. Invece spesso si trovano con un pugno di mosche, e gravi patologie fetali. Il glifosato è un forte chelante, cioè immobilizza i micronutrienti critici, rendendoli indisponibili per la pianta. L’efficienza nutrizionale genetica dei vegetali rimane così profondamente compromessa. Le piante infestanti vengono messe fuori causa e i semi OGM, programmati apposta per resistere al glifosato, possono invece crescere indisturbati. Il problema è che le erbacce si evolvono trattamento dopo trattamento, sviluppando l’immunità e trasformandosi in superinfestanti. Forse è per questo che nel 2013 Monsanto ha chiesto e ottenuto dall’EPA, l’Agenzia per la protezione ambientale americana, l’aumento delle soglie di tolleranza per il suo erbicida.
La quota di mercato degli erbicidi sviluppati dal glifosato potrebbe continuare a crescere in futuro, se le multinazionali avranno il via libera per coltivare OGM in alcuni Stati membri dell’Unione. Potrebbe non volerci molto, dato che il Parlamento Europeo a gennaio ha scaricato pilatescamente le responsabilità sui singoli governi. Con quella decisione, è caduta la barriera continentale alle sementi biotech. Fino ad oggi, solo il mais Mon810 della Monsanto aveva fatto breccia sui nostri suoli, in piccola parte e quasi solo in Spagna. Ma le nuove disposizioni permetteranno un nuovo assalto delle corporation dell’agribusiness, con la certezza di approdare anche nel Regno Unito e in Europa orientale.

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