Le chiamano “bestie con la pelle di metallo”. E mentre le ruspe avanzano e mangiano la loro terra, gli Ayoreo scappano lasciandosi alle spalle i relitti di case e villaggi. Siamo nel Chaco paraguaiano, il cuore del Sud America. Qui una fitta foresta arida è il rifugio dell’ultimo popolo indigeno a sud dell’Amazzonia. Si crede siano cinquemila, ma nessuno conosce il numero preciso degli Ayoreo. Vivono in isolamento nella foresta, nomadi eredi di una cultura millenaria. Ma negli ultimi anni sono emersi dagli abissi, come uno stormo che vola rapido disturbato dal troppo rumore. «Avevamo paura dei bulldozer: scappavamo da ogni parte. Non avevamo capito che gli stranieri stavano distruggendo il nostro mondo», racconta un membro della tribù, l’unico a cui siamo riusciti a rubare qualche parola.
Gli “stranieri” degli Ayoreo hanno un volto e un nome, quello di Marcelo Bastos Ferraz innanzitutto, proprietario della Yaguarete Porá. La compagnia brasiliana ha infatti comprato un appezzamento di 78.000 ettari nel cuore del territorio degli Ayoreo. L’obiettivo è fin troppo chiaro: distruggere due terzi della foresta per far spazio alle strade. Poi l’arrivo delle mandrie, che saranno servite come carne di prima scelta sulle tavole di tutta Europa. E anche se la Commissione europea ha al momento interrotto il commercio di carne col Paraguay per ragioni sanitarie, non nega che queste importazioni possano riprendere in futuro. Una possibilità concreta, per questo la compagnia brasiliana vuole essere pronta sul numero di capi da esportare. In altre parole, si tratta di una brutale deforestazione per fini economici.
Poco importa che una comunità indigena stia attualmente vivendo in quei territori. E ancor meno che il territorio degli Ayoreo si trovi all’interno di una Riserva di Biosfera Unesco. Come spesso accade, l’accordo è politico oltre che economico. Quando Cristina Morales Palarea, il ministro dell’Ambiente del Paraguay, ha deciso di concedere ad alcuni allevatori il permesso di spianare una Riserva dell’Unesco, sapeva di dovere agire nell’ombra. Ed era per non attirare gli occhi su una violazione di leggi nazionali e internazionali che spesso i bulldozer del gruppo brasiliano agivano di notte, illegalmente. Notte dopo notte, le ruspe del gigante brasiliano hanno regalato al Paraguay un primato poco invidiabile: il più alto tasso di deforestazione mondo. Causa del disboscamento, si legge in uno studio dell’università del Maryland, “lo sviluppo degli allevamenti di bestiame”.
«Con il più alto tasso di deforestazione al mondo, il Chaco non durerà per sempre e l’unica tribù incontattata del paese sarà cancellata dalla faccia della Terra – spiega Stephen Corry, direttore di Survival International, la sola ong al mondo dedicata ai diritti dei popoli tribali – Il Paraguay deve impedire agli allevatori brasiliani di distruggere l’eredità del suo popolo, prima che per il Chaco e per gli Ayoreo sia troppo tardi». Ma il governo di Asunción non sembra per nulla preoccupato dalla situazione. Come svela la stessa Survival International, la maggior parte dei ministri sono a favore degli allevamenti (loro stessi sono nella gran parte dei casi allevatori) e i giudici concedono autorizzazioni per deforestare anche in territori rivendicati dagli indiani.
Ironia della sorte, il fatto che la Yaguarete dal 2008 aderisce al Global Compact, un’iniziativa delle Nazioni Unite per incoraggiare le compagnie ad agire in conformità con i principi che “sostengono e rispettano la protezione dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale”. Peccato che l’Onu, messa di fronte ai disboscamenti illegali della società brasiliana, abbia dichiarato di non avere né risorse né mandato per condurre indagini sui membri del Global Compact. Così la compagnia brasiliana, fra logo delle Nazioni Unite ben in mostra e silenzioso assenso del governo paraguaiano, continua a muovere i suoi bulldozer incontrollata.
«Se non costringeremo la Yaguarete a fermare la deforestazione che minaccia gli Ayoreo, gran parte della loro terra verrà rasa al suolo». Gioco forza, secondo Jonathan Mazower, la voce dell’opinione pubblica. È per questo che l’ultima campagna di Survival si realizza via web (le informazioni sono su www.survival.it/popoli/ayoreo): «Tutti possono inviare un’email al ministro dell’Ambiente del Paraguay chiedendogli di proteggere la terra della tribù. Possiamo farcela».
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