Resort extralusso a Ostuni. Disappunto di Legambiente

Categoria: Turismo Sostenibile Tag: Movimenti

«Si tratta di un intervento che determina un consumo di suolo e considera gli ulivi monumentali come passepartout o come cornice per attività economiche estranee alla logica di ruralità e in antitesi alla candidatura UNESCO della piana degli olivi millenari – hanno commentato commento di Sebastiano Venneri, Responsabile Mare di Legambiente Nazionale e Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia, –. Legambiente in questi anni ha sempre premiato e diffuso come buona pratica il modello di ospitalità ostunese, diventato un punto di riferimento per tutta la Puglia che ha visto sviluppare in questi anni tanti posti letto attraverso il recupero conservativo dell’enorme patrimonio edilizio esistente (trulli e masserie), senza consumo di suolo agricolo, senza aumento di volumi».

Il paesaggio di Ostuni è disegna un ambiente omogeneo, così come si può osservare dalle terrazze della Città Bianca, punteggiato solo da masserie che negli ultimi anni hanno associato alla loro funzione di produzione agricola l’ospitalità, la visita dei frantoi ipogei e la promozione dell’olio d’oliva.

Un esempio di sviluppo del turismo legato al Parco archeologico e naturalistico di Santa Maria D’Agnano e al Parco Naturale delle Dune Costiere; alle piste ciclabili lungo la costa e tra gli olivi secolari, alle chiusure delle filiere produttive, ai presidi Slow food e all’agricoltura biologica. Un modello volto al concetto del recupero dei fabbricati esistenti sia privati, per fare accoglienza, sia pubblici, per ospitare un Museo delle Civiltà preclassiche in un ex convento, un Albergabici nella Casa cantoniera e un Centro Visite all’interno di una stazione ferroviaria, una Casa del mare in un lido abusivo fatto demolire.

Motivazioni che hanno fatto guadagnare a Ostuni riconoscimenti nazionale e internazionali come le Cinque Vele di Legambiente, il premio di Comune Biciclone e la Carta Europea del Turismo Sostenibile.

«Il resort extra lusso che si vuole realizzare è incompatibile con le “5 Vele” di Legambiente – concludono Venneri e Tarantini -, assegnate in questi anni al Comune di Ostuni quale luogo caratterizzato da un’accoglienza turistica legata al territorio e ai suoi prodotti, che ha scelto di conservare un paesaggio ancora intatto, vero punto di forza del turismo di questa parte di Puglia

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