Scandalo nucleare di Stato in Francia: perdite record ad Areva e truffa africana?

Categoria: Esteri Tag: energia, Economia e Finanza

Appesantita dal clamoroso flop di un’operazione probabilmente fraudolenta, Areva, che per l’80% appartiene allo Stato francese, presenta un bilancio con una situazione pre-fallimentare ed Hexagones scrive: «La nostra inchiesta sull’operazione di acquisto di Uramin conferma l’esistenza di molteplici anomalie: presenza ricorrente di personaggi coinvolti in situazioni di conflitto di interessi (….), forte possibile sopravalutazione dei prezzi, lavori giganteschi senza giustificazione, circuiti finanziari opachi. Compare l’ipotesi di una sovra-fatturazione destinata a finanziare una enorme operazione in Sudafrica, che alla fine è anche lei fallita. Altre acquisizioni di miniere appaiono come sospette».

Al centro del possibile scandalo ci sarebbe Anne Lauvergeon, l’ex “zarina” di Areva dal 2001 à 2011, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni ad Hexagones che però, basandosi su dichiarazioni precedenti, pubblica le linee difensive di “Atomic Anne”, ex fedelissima del presidente socialista François Mitterrand e poi salita subito sul carro del centro-destra vincente di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy, divenendone la stella del nucleare interno e da esportazione.

Hexagones non ha dubbi: «L’ora della verità per Areva è arrivata, quella di uno scandalo di Stato che rischia di essere uno dei più sensazionali della Quinta Repubblica».

Il bilancio presentato ieri da Areva è un disastro su tutti i fronti pe una compagnia statale considerata di interesse strategico vitale per la Francia e che da lavoro a circa 45.000 persone, 29.000 delle quali in Francia e i sindacati temono una catastrofe sociale che il piano di ristrutturazione presentato ieri non allontana di certo. Un conto presentato ai lavoratori del nucleare che è il frutto delle operazioni catastrofiche della presidenza Lauvergeon: «Gli armadi di Areva sono pieni di cadaveri – scrive Hexagones – Si chiamano Uramin, East Asia Minerals, Forte-Energy, Sumnit Resources, West Australian Metals… Queste operazioni di acquisto di miniere avrebbero appesantito la società, secondo i documenti messi insieme dall’esperto finanziario Marc Eichinger. La loro storia è quella di una discesa all’inferno per Areva, una volta vista come il fiore all’occhiello della tecnologia e dell’inventività francese, all’epoca in cui la Francia sognava una nuova età dell’oro mondiale del nucleare. Era prima della catastrofe di Fukushima in Giappone, nel marzo 2011, che ha chiuso quell’epoca». Dietro tutte queste operazioni si intravede uno stesso scenario catastrofico, forse fraudolento: «Centinaia di milioni, forse miliardi, sarebbero andati in fumo, la società non ha in realtà nessun attivo valorizzabile – sottolinea Hexagones. Si sospettano operazioni di corruzione. La domanda che ci si pone è quale sia il vero scopo di queste acquisizioni. E’ stata avanzata l’ipotesi del finanziamento occulto di una gigantesca operazione in Sudafrica, dove Areva sperava vanamente in un contratto storico».

La polizia francese ha già avviato due indagini sul dossier Areva: l’eventuale falsificazione dei conti di Areva da parte della Lauvergeon e la presenta malversazione nella Repubblica Centrafricana durante l’acquisto di Uramin, denunciata anche da associazioni anti-corruzione come Sherpa.

In precedenti dichiarazioni la Lauvergeon si era difesa alle accuse ricordando il contesto del 2007, quando i prezzi dell’uranio erano a livelli record, sottolineando che il collo c’è stato dopo la catastrofe di Fukushima Daiiki e che l’OPA su Uranium si è svolta in Borsa, cosa che renderebbe impossibile qualsiasi truffa (sic!). Ma quelli di Hexagones ribattono: «La nostra inchiesta sulle acquisizioni e soprattutto sull’operazione Uramin mette in luce diverse anomalie, in particolare la presenza ricorrente di personaggi sospetti come Stephen Dattels, l’uomo che ha creato Uramin e che è il principale apparente beneficiario dell’operazione. Hexagones a messo insieme tutti i pezzi del puzzle, svela tutte le facce sconosciute dello scandalo, presenta gli elementi del dossier. L’affaire passa per la Cina il Sudafrica, il Canada e l’Africa. Pesanti sospetti pesano su personalità in Francia e all’estero». Il crack di Areva potrebbe portare a galla scheletri nucleari che potrebbero irradiare nuovo veleno sulla politica francese e la finanza mondiale.

Intanto “Sortir du nucléaire“ è partito all’attacco a tutto campo del nucleare di Stato francese: «E’ indecente che i contribuenti – in grande maggioranza critici riguardo all’energia nucleare – paghino per i capricci di un’industria mortifera. Si chiederà quindi alla collettività di assicurare dei progetti minerari tanto inquinanti che deliranti, un rattore pericoloso e chimerico, una cattiva gestione delle scorie? Inoltre, essendo Areva nt apparentemente in difficoltà ad onorare le sue provvigioni per la gestione delle scorie e lo smantellamento dei suoi impianti, sarà ancora una volta la collettività che dovrà pagare per l’eredità tossica lasciata alle generazioni future?».

Gli anti-nucleari francesi non hanno dubbi: «Il mantenimento sotto flebo della filiera nucleare, in particolare con l’appello di Ségolène Royal (ministro dell’ecologia francese, ndr) a delle “sinergie” tra Areva, EDF e le CEA, non servirà ad altro che a prolungare la costosa e pericolosa agonia di un’industria destinata al declino. Per evitare la catastrofe industriale ed incidenti, la sola soluzione di buon senso consisterebbe nel decidere un piano di uscita dal nucleare, anticipare la riconversione dei lavoratori e riorientare i finanziamenti destinati al al nucleare verso la transizione energetica».

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