Per migliaia di anni gli agricoltori, specialmente le donne, hanno liberamente sviluppato e selezionato, in collaborazione fra loro e con la natura, semi per aumentare la diversità di ciò che la natura ci ha dato e per adattarli alle esigenze di colture diverse. La biodiversità e la diversità culturale si sono reciprocamente influenzati: ogni seme è l’incarnazione di millenni di evoluzione della natura e di secoli di coltivazione da parte degli agricoltori. È l’espressione dell’intelligenza della terra e delle comunità agricole. Gli agricoltori hanno coltivato semi per la diversità, la resilienza, il gusto, la nutrizione, la salute e l’adattamento agli agro ecosistemi locali.
OGGI PIÙ CHE MAI, in tempi di cambiamenti climatici, abbiamo bisogno della biodiversità delle varietà coltivate dagli agricoltori e della loro capacità di adattarsi ed evolvere. Eventi estremi si stanno verificando con sempre maggior frequenza e intensità, portando acqua salata sulla terra. Per far fronte ai cicloni abbiamo bisogno di varietà tolleranti al sale, e ne abbiamo bisogno “liberamente”, senza dover pagare brevetti. Lungo le zone costiere indiane gli agricoltori hanno sviluppato varietà di riso tolleranti al sale: Bhundi, Kalambank, Lunabakada, Sankarchin, Nalidhulia, Ravana, Seulapuni, Dhosarakhuda... In seguito al disastro del superciclone in Orissa, la mia associazione Navdanya ha potuto distribuire agli agricoltori qualità di riso tollerante al sale perché noi li avevamo conservati nella nostra banca del seme. Non riuscivano a coltivare il riso a causa del sale marino depositato nei loro terreni.
COME HO SCRITTO NEL LIBRO SOIL NOT OIL (uscito in Italia con il titolo Ritorno alla terra), il 40% dei gas serra deriva dal modello agricolo industrializzato e globalizzato. Le aziende che hanno fatto profitti con l’agricoltura industriale, ora vogliono trasformare la crisi climatica in opportunità per controllare semi resilienti al clima. Una multinazionale come Monsanto ha circa 1.500 brevetti sulle colture resistenti ai cambiamenti climatici, può cioè impedire l’accesso ai semi resilienti al clima dopo i disastri climatici perché il brevetto è un diritto esclusivo di produrre, distribuire e vendere il prodotto.
IN TEMPI DI CAMBIAMENTI CLIMATICI, tali monopoli aggravano ancora più la situazione bloccando il diritto dell’agricoltore a conservare e coltivare semi evoluti. Il seme, bene comune, è diventato merce di aziende sementiere, negoziato sul mercato. La riproduzione e i diritti di proprietà intellettuale industriale, fra cui i brevetti su semi, non riconoscono il contributo della natura e degli agricoltori nel darci colture resilienti al clima. Se in passato la giurisprudenza della terre nullius ha permesso l’occupazione dei territori da parte delle colonie europee, ora è la bio nullius a permettere i diritti di proprietà intellettuale relativi alle forme di vita. La terra è vista come materia morta, non capace di creare. Gli agricoltori come teste vuote. Come se non bastassero i monopoli dei brevetti sui semi resilienti al clima, Monsanto ha anche acquistato la Climate corporation, che controlla vaste quantità di dati sul clima. In questo modo le multinazionali possono vendere anche i dati climatici. Insomma, in tempi di cambiamento climatico hanno il controllo totale del settore agricolo.
NEL 2005 IL SENATORE USA Rick Santorum ha proposto il National weather service duties act, il cui obiettivo era impedire al servizio meteorologico nazionale di emettere previsioni in modo da privatizzare il servizio. Secondo la sua visione, l’informazione sull’arrivo di un ciclone o un’inondazione sarebbe stata fornita solo a coloro che potevano pagare. In un momento in cui il mondo ha bisogno di riconoscere che le forme di vita, semi compresi, non sono un’invenzione, gli Usa dovrebbero correggere le loro leggi. Washington minaccia l’India con ritorsioni commerciali per costringerci a cambiare le nostre leggi sui brevetti. Se dobbiamo sopravvivere come specie, abbiamo bisogno di recuperare i nostri beni comuni come sementi, clima, conoscenza. Abbiamo bisogno di resistere alla privatizzazione di ogni aspetto della vita.
(Traduzione di Tiziana Finelli)
Commenti
Aggiungi un commento