Norvegia, prima per performance energetica sostenibile secondo il WEF

Categoria: Energia Tag: Esteri, Clima

L’Indice valuta 124 paesi e da quest’anno alcune aree geografiche (28 stati UE, Nord Africa, BRICS, Nord America, l’Africa sub-sahariana e l’ASEAN) in base a tre indicatori:crescita economica, sostenibilità ambientale e sicurezza energetica, analizzando le interazioni tra i diversi Paesi e i gradi di dipendenza che influenzano gli sforzi di ogni Paese.

“La ricchezza di risorse o lo sviluppo economico da soli non garantiscono importanti risultati nell’Indice”, spiega Roberto Bocca, senior director, e responsabile delle Industrie Energetiche del World Economic Forum. “Per un sistema energetico efficace, i paesi devono focalizzarsi su tutti e tre gli aspetti del triangolo energetico: sostenibilità ambientale, sicurezza delle risorse e accessibilità”.

La Norvegia è in testa alla classifica, seguita da Nuova Zelanda e Francia. Le prime dieci posizioni sono dominate da paesi UE e OCSE con l’eccezione di Costa Rica e Colombia. Il 41% dell’energia dei primi dieci paesi proviene da fonti energetiche a basse emissioni di carbonio, rispetto ad una media globale del 28%.

Nella classifica generale, l’Italia si colloca al 49° posto, risultando ultima tra i paesi UE 28 (26° posizione su 28 davanti a Cipro e Malta). L’Unione Europea e i paesi Nordici occupano le posizioni più alte in classifica, anche grazie alla priorità che destinano agli investimenti per lo sviluppo di economie a basse emissioni attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili e politiche di efficienza energetica. La spinta verso la sostenibilità ha comportato alcuni compromessi riguardo all’accessibilità energetica, come suffragato dal dibattito politico in Europa, mentre le utilities e i consumatori devono scontrarsi con i prezzi e un panorama politico incerto.

I risultati dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) subiscono le ripercussioni di una maggiore presenza di industrie a intenso consumo energetico e generazione di emissioni. Il Brasile, classificatosi al 22° posto, è il paese con le migliori prestazioni di questa categoria, con l’estrazione del 50% di PIL in più per unità di utilizzo energetico rispetto alla media degli altri paesi BRICS. La Cina (82° posto), il maggiore consumatore al mondo di energia, è riuscita ad aumentare l’accesso all’energia della sua popolazione, ma continua a lottare con importazioni energetiche e livelli di inquinamento in aumento.

I sistemi energetici del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) sono caratterizzati dalla ricchezza di risorse della regione, dalla prevalenza di sussidi energetici e da inefficienze che provocano conseguenze sul consumo e sulle emissioni. Nonostante quest’area geografica abbia ottenuto i migliori risultati riguardo alla sicurezza energetica, l’analisi rivela tuttavia una disparità nella distribuzione delle risorse, con 3 dei 17 Paesi che importano più del 90% del fabbisogno per l’energia di rete.

I risultati dei paesi ASEAN evidenziano la disparità nell’assegnazione di risorse in tutta la regione in cui i sistemi energetici sono prevalentemente a combustibile fossile. Si prevede che la domanda energetica salirà e probabilmente sottoporrà questi sistemi energetici a ulteriori pressioni. Le interconnessioni dei sistemi del gas e dell’elettricità nel piano d’integrazione ASEAN 2015 giocheranno un ruolo decisivo nella ricerca di soluzioni a queste sfide.

I risultati per il Nord America mostrano circostanze contrastanti: dalla dipendenza, dalle importazioni e dal combustibile fossile delle nazioni caraibiche, fino alla ricchezza di risorse di Canada, USA e Messico. Il Costa Rica evidenzia risultati notevoli. E’ uno dei soli due paesi a reddito medio superiore a classificarsi fra i primi 10. La strategia governativa, che promuove la trasformazione del sistema energetico, mira a far diventare Costa Rica il primo paese mondiale a zero emissioni di anidride carbonica, con il 99% della produzione energetica proveniente da fonti di energia rinnovabile.

Il contesto nell’Africa subsahariana è caratterizzato dalle problematiche di accesso all’energia elettrica. Una media del 39% della popolazione della regione ha accesso a moderne forniture energetiche, rispetto alle percentuali di accesso dei paesi OCSE, pari al 100%. Il Sud Africa è riuscito a incrementare la percentuale di elettrificazione rurale dal 37 al 67%, fra il 2000 e il 2010, ma con una produzione di elettricità dominata dal carbone. Il Sud Africa dimostra i complessi compromessi che la regione deve affrontare per equilibrare la sfera ambientale e dell’accesso nei suoi obiettivi energetici.

Il report rileva che molti paesi in via di sviluppo lottano ancora per soddisfare le esigenze energetiche di base dei propri cittadini, fornendo energia a meno del 50% della popolazione totale. Il documento evidenzia inoltre le eccessive dipendenze di molti sistemi energetici, con il 32% dei paesi che dipende dalle importazioni per soddisfare più della metà del proprio fabbisogno energetico. Tuttavia, il commercio energetico può influenzare positivamente sia i paesi importatori che quelli esportatori, ma può anche porre rischi economici e di sicurezza dell’energia, in particolare quando abbinato alla dipendenza da pochi partner commerciali.

“Dalla nostra analisi emerge che non esiste un unico cammino, ogni Paese deve lavorare con le proprie risorse e restrizioni, compiendo scelte e compromessi difficili”, spiega Arthur Hanna, managing director Energy di Accenture, e membro del World Economic Forum Global Agenda Council per la New Energy Architecture. “L’Indice aiuta i singoli Paesi a fare il punto della situazione riguardo alle loro sfide in termini di transizione energetica e a individuare i principali ostacoli al successo, come le sovvenzioni che falsano i mercati, le continue incertezze sulle politiche energetiche e i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di nuove fonti e tecnologie energetiche”.

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