Renzi schiavo di Berlino: il Fiscal Compact è un impegno che abbiamo preso e confermiamo

Categoria: Economia e Finanza Tag: Esteri

Lo ha detto ai giornalisti il premier Matteo Renzi, durante la sua conferenza stampa al termine del Consiglio europeo, nel pomeriggio a Bruxelles. Renzi, inoltre ha insistito nella sua critica ai “vincoli astratti” di cui continua a preoccuparsi un’Europa lontana dei problemi veri dei cittadini, e ha affermato: “Noi non vogliamo un’Europa così”.

Il “Fiscal Compact” è il trattato, voluto dalla Germania, che impone agli Stati dell’Ue aderenti l’obbligo di conseguire il pareggio strutturale di bilancio e, dal 2016, di ridurre il debito pubblico di un ventesimo della parte eccedente il 60% del Pil (per l’Italia, che è oltre il 130%, questo significherebbe, almeno all’inizio, 40-50 miliardi di euro all’anno). Un impegno che rischia di avere pesantissime conseguenze recessive, proprio quando l’Italia, si spera, dovrebbe essere finalmente uscita dalla sua più lunga e grave crisi dal dopoguerra. Quando è stato negoziato alcuni paesi, e in particolare l’Italia, hanno insistito affinché il meccanismo di riduzione rapida del debito potesse essere modificato (cioé rallentato) in considerazione di eventuali circostanze attenuanti, chiamate “fattori rilevanti”, a cominciare dall’influenza della congiuntura, ovvero delle fasi recessive.

Dopo aver osservato che “l’idea di fondo” di ridurre il debito “è buona”, perché significa “utilizzare i denari non per pagare il passato ma per pagare il futuro”, il premier italiano è passato alle critiche. Bisogna realizzare, ha detto, “un’Europa in grado di affrontare le questioni vere che tutti i giorni affrontano i cittadini, in Italia e non solo, questioni vere a partire dalla lotta contro la disoccupazione”. Mentre, ha aggiunto Renzi, “l’Europa che si preoccupa di vincoli astratti e lontani dalla gente e non si rende conto nel frattempo che stiamo perdendo un’intera generazione, è un’Europa che sbaglia, e che noi non vogliamo”.

“Noi – ha proseguito il premier – stiamo dentro a un’Europa che sia capace di recuperare lo spirito forte, straordinariamente bello, dei padri fondatori, che partendo non dalle discussioni teoriche ma dal carbone e dall’acciaio (con il Trattato Ceca nei primi anni ’50, ndr), ha creato la più grande scommessa di pace e sviluppato – ha concluso – la prosperità economica”.

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