Beni Comuni

Il bazar romano della collaborazione

Case dell'Acqua, la sostenibilità ambientale sposa il sociale

A Trento la prima Scuola Italiana dei Beni Comuni

Il bazar romano della collaborazione

Un racconto della due giorni di codesign del CrCr (Coordinamento delle realtà collaborative di Roma), che ha messo insieme oltre cinquanta realtà impegnate in processi di collaborazione per progettare una Roma innovativa e inclusiva

Case dell'Acqua, la sostenibilità ambientale sposa il sociale

Adesso la water footprint è finalmente oggetto di una norma internazionale condivisa, la ISO 14046 “Environmental management water footprint. Principles, requirements and guidelines”, nata proprio nei giorni che hanno preceduto l’avvio della World Water Week, conclusosi a Stoccolma il 5 settembre scorso e organizzato dal Stockholm International Water Institute (SWI).

SEMBRA sia stata dipinta sulle pareti di roccia con milioni di barattoli di vernice. La banda bianca corre come un fregio parallela alla superficie del lago Mead. Gli americani la chiamano "bathtub ring", come il segno di sporco e schiuma che lascia l'acqua di una vasca da bagno svuotata. E come una vasca da bagno, il Mead si sta svuotando davvero: il segno pallido indica il punto più alto toccato nell'anno di massima piena. Era il 1983.

Leggere le cifre impressionanti che riguardano l’acqua utilizzata per prodotti che consumiamo abitualmente è utilissimo per comprendere l’importanza di un bene che andrebbe salvaguardato, evitando gli sprechi.

Per migliaia di anni gli agricoltori, specialmente le donne, hanno liberamente sviluppato e selezionato, in collaborazione fra loro e con la natura, semi per aumentare la diversità di ciò che la natura ci ha dato e per adattarli alle esigenze di colture diverse. La biodiversità e la diversità culturale si sono reciprocamente influenzati: ogni seme è l’incarnazione di millenni di evoluzione della natura e di secoli di coltivazione da parte degli agricoltori. È l’espressione dell’intelligenza della terra e delle comunità agricole.

Giusto tre anni fa (referendum dell’11 giugno 2011, 26 milioni al voto) fu mobilitazione generale per l’“acqua bene comune”. Poi vennero gli studenti e i ricercatori universitari che si arrampicarono sulla Torre di Pisa, sui tetti delle università e dei musei al grido “cultura bene comune” per rivendicare l’accesso ai saperi, ai codici informatici, a internet. Persino un grande sindacato di lavoratori dipendenti, la Fiom, usò l’eretico slogan “Lavoro bene comune”.

Domanda aperta sì, ma alla quale i promotori dell’omonimo appello, Contratto Mondiale sull’acqua ed altre organizzazioni tra cui COSPE, intendono avere una risposta concreta. Spetta comunque alle forze politiche entranti riuscire a sviluppare proposte introno ai quattro assi tematici indicati all’interno dell’appello.

Il concetto di "bene comune" sta attirando sempre più l'attenzione e l'interesse di vari agenti di cambiamento sociale. Che si tratti di ecologia, difesa dei servizi pubblici, cultura e tecnologia, i beni comuni - o, più semplicemente, il "comune" – definisce una pratica alternativa alla logica del commercio e del controllo, incentrato sulla cooperazione e la condivisione, volto a ripristinare il potere e l’autonomia dei privati cittadini.
 

Un racconto chiaro ed efficace, in cui emerge la necessità che le politiche necessarie per contrastare il cambiamento climatico siano al centro di un cambiamento nel modo in cui pensiamo al concetto di benessere, di sviluppo e di condivisione delle risorse – limitate – del pianeta.

L’acqua alla spina sta lentamente cambiando le abitudini consumistiche del Friuli Venezia Giulia. La diffusione sul territorio regionale delle Case dell’Acqua, i distributori automatici d’acqua prelevata direttamente dall’acquedotto, ha dato i suoi frutti, rivelandosi un vero successo regionale. Dalla prima istallazione ad oggi si è andato affermando sul territorio un modello virtuoso particolarmente apprezzato dai cittadini, dal momento che, affidarsi alle Case dell’Acqua, significa un risparmio nei costi familiari. E non è solo l’economia domestica a trarne profitto.

“Le case dell’acqua sono nate per promuovere un bene comune preziosissimo. Milano è una delle migliori città d’Italia per la qualità e la ge

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