Due a settimana. Il ritmico succedersi degli omicidi ambientali tenta di spezzare la resistenza di uomini e donne di tutto il mondo, che prendono posizione contro la distruzione dell’ecosistema e delle loro comunità.
Due a settimana. Il ritmico succedersi degli omicidi ambientali tenta di spezzare la resistenza di uomini e donne di tutto il mondo, che prendono posizione contro la distruzione dell’ecosistema e delle loro comunità.
La tragedia è accaduta intorno alla mezzanotte tra sabato e domenica: un barcone era appena uscito dalle acque libiche e si trovava ancora a circa 120 miglia nautiche a sud di Lampedusa. La nave era partita dall’Egitto e avrebbe poi caricato i migranti sulle coste della Libia nord occidentale, vicino alla città di Zuara. Si è capovolta. Uno dei migranti tratti in salvo ha detto che a bordo del mezzo c’erano almeno 700 persone. Ma secondo un altro superstite già approdato in Sicilia i migranti sul barcone sarebbero stati in 950 tra cui 200 donne e tra i 40 e i 50 bambini.
Quello che è accaduto e che purtroppo continuerà ad accadere nel Mediterraneo dovrebbe pesare sulle coscienze di molti – se ne avessero una –, a cominciare da chi ha voluto, organizzato e combattuto una serie di interventi militari in nome della “democrazia”, che hanno finito di seminare di profughi la Libia, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan e delle tante guerre dimenticate dove la mano rapace dell’economia globalizzata afferra materie prime e disperazione.
Ieri in tutto il mondo si è celebrata, da parte di centinaia di associazioni della società civile, la Giornata globale di azione contro le spese militari (GDAMS – Global Day of Action against Military Spending). Un evento promosso in particolare dall’International Peace Bureau, organismo vincitore del premio Nobel per la pace nel 1910, che prevede diversi modi per declinare l’opposizione alle spese militari.
La costante negligenza dei governi europei di fronte alla crisi umanitaria in atto nel mar Mediterraneo ha fatto sì che il numero dei migranti e dei rifugiati morti dall'inizio dell'anno sia aumentato di oltre 50 volte rispetto allo scorso anno.È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International, all'indomani della notizia della possibile morte, negli ultimi giorni, di oltre 400 persone al largo delle coste libiche.
Il rapporto è commissionato dalla Global Initiative Against Transnational Organized Crime e The Black Fish, un’organizzazione che lavora a livello internazionale per il contrasto alla pesca illegale. Quest’ultima troppo a lungo è stata considerata soltanto una questione da affrontare a livello di regolamentazione. In realtà, affermano gli autori del rapporto, si tratta di criminalità organizzata transnazionale in piena regola.
La notte del 21 luglio 2001, al termine del G8 di Genova, centinaia di agenti della Polizia fecero irruzione nella scuola, dove dormivano i manifestanti . A seguito della “macellaria messicana” furono arrestate 93 persone, con l’accusa di appartenere al “black bloc”, oltre 60 rimasero gravemente ferite a seguito del pestaggio. La posizione dei 93 fu poi archiviata dalla Procura di Genova qualche anno più tardi, mentre il processo contro dirigenti e agenti protagonisti dei pestaggi si è concluso nel 2012 con 25 condanne.
Il 18 Marzo del 2015 mi è capitato di essere in viaggio mentre arrivavano le prime notizie dell’attentato a Tunisi. Così, un po’ per curiosità un po’ per “deformazione professionale”, ho seguito l’evolversi della notizia sulle principali radio italiane e poi su twitter.
Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista statunitense, si è schierata contro il disegno di legge sulla sicurezza dei confini presentato dal Partito Repubblicano perché avrebbe effetti nocivi sull’ambiente. Infatti, il Grand Canyon Chapter di Sierra Club dell’Arizona ha dato il via alla raccolta di firme sotto una petizione contro una proposta che esenterebbe le attività di sicurezza dal rispetto di 16 leggi ambientali entro una fascia di 100 miglia all’interno dei confini con il Messico e con il Canada.
Sono passati quindici anni da quando i Paesi in via di sviluppo e i Paesi industrializzati decisero di sedersi attorno ad un tavolo per riflettere sui principali problemi che affliggevano il pianeta. Da questo importante incontro ne scaturì un patto, la Dichiarazione del millennio delle Nazioni Unite, approvata il 20 luglio del 2000 da ben 191 Paesi.